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Gino Paoli al pianoforte
Pensieri
Ho conosciuto e frequentato Gino Paoli per diversi anni, in epoche diverse della mia e della sua vita.
Conosco la moglie Paola, i figli Giovanni, Amanda Nicolò e Tomaso, i nipoti Rocco, Francisco, Leone e la piccola Leda. I collaboratori e alcuni amici.
Ho conosciuto e frequentato anche alcune delle donne che per lui sono state importanti nella vita, come le madri di due dei suoi quattro figli, Anna e Stefania.
La prima volta l'ho incontrato un giorno di sfuggita, a Milano, mentre passava da casa e l'ho vissuto con timore: ero un ragazzino, ero amico dei suoi figli che frequentano la mia stessa scuola. Lui non c'era mai, sempre in giro tra mille impegni, viaggi, concerti.
Poi l'ho incontrato di nuovo un giorno a Pavia, facevo lì l'università, e l'ho accompagnato al Teatro Fraschini, dove avrebbe suonato la sera.
Ancora a Rimini, a teatro sempre per un concerto, e poi in centro a Milano, fuori dall'ufficio delle edizioni musicali Senza Fine, in piedi mentre aspettava un taxi che non arrivava e, alla fine, lo accompagnai io all'aeroporto di Linate.
Dopo c'è stato un lunghissimo oblio, fino a quando rientrai in "famiglia" per sei lunghi anni. E in questa occasione l'ho visto e vissuto da vicino, consolidando quell'immagine che avevo in testa da sempre, quella di un uomo vero, concreto, fatto soprattutto di coerenza. La prima occasione fu in Toscana per la festa (a sorpresa) per il suo ottantesimo compleanno. C'erano tutti ma dico tutti e lui si è concesso ai vecchi e nuovi amici cantando e scherzando alla grande. Credo che solo Red Ronnie – che ha ripreso ogni attimo della festa – abbia la possibilità di testimoniare quanto accadde quel giorno.
Qualcuno lo potrà criticare per come ha vissuto la sua vita privata ma, questo, non sta certo a me, a noi, giudicare. Io so solo che ha sempre amato le persone che gli sono ste vicine, magari con un modo tutto suo, ma con un amore vero, profondo che ha continuato a profondere per tutta la vita.
Io di lui ho sempre ammirato la poesia, la scrittura: quando ascolto certe sue canzoni non posso fare a meno di commuovermi. Sarò stupido ma è così.
Come si fa a non amare uno che ha scritto Albergo a ore, Vivere di te, Questione di sopravvivenza, Cosa farò da grande, Voglio morire malato? (Le altre canzoni più note le do per scontate...)
Ho avuto il piacere e la fortuna di vederlo lavorare e ascoltare i suoi provini, i suoi concerti. L'ho visto nel suo studio, nella sua grande casa di Genova con il terrazzo che da sul mare, con la sua sigaretta perenne, la televisione sempre accesa ma rigorosamente con l'audio spento, circondato dalle sue cose, dalle sue piante, dalla sua vita.
E allora mi è venuto d'istinto di dedicargli questo spazio che, chissà, magari farà felice qualcuno che lo ama e lo apprezza come me.

Grazie Gino.

ER

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